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AGENZIA KOMDario ScarabelloKOM: La Storia 01 | Un passo Indietro | Di Dario Scarabello
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UN PASSO INDIETRO... ANNI 90: GLI ANNI DI "BRAMBILLA & PARTNERS" E DI MAGNUM PI

Ripensando a quegli anni ’90, l’epoca di “Brambilla & Partners” e di Magnum PI, posso dire con sicurezza che erano tempi diversi.

Avevo appena superato i vent’anni, lavorando nel campo della grafica pubblicitaria e delle vendite come Account in un’agenzia pubblicitaria. Allora, le agenzie portavano il nome dei loro fondatori, molto come “Brambilla & Pallino”. E quando c’era un solo fondatore, per conferire un tocco di formalità, l’agenzia diventava “Brambilla & Partner”.

 

Non esistevano e-mail,  perciò, per garantire un servizio efficiente ai clienti, era normale “consumare”  intere automobili, attraversando la città da un capo all’altro, tra l’agenzia e il cliente. Nel  bagagliaio, portavo con me pesanti cartelle piene delle famigerate “bozze” – il risultato del nostro lavoro, che dovevamo mostrare e rimostrare ai clienti, fossero cataloghi, stand fieristici, insegne stradali, pagine pubblicitarie o altro. Ero sempre in viaggio, sempre pronto per qualsiasi modifica: quando si dice  “vengo dalla strada”, nel mio caso non è un eufemismo!

Ero un grande fan di Magnum PI, e guidavo una Renault 5 GTR grigia metallizzata con impianto a GPL. La bombola del gas nel bagagliaio era più grande dell’auto stessa!

 

 

 

Dopo aver ottenuto l’approvazione delle bozze, passavamo alla fase di stampa. Ricordo ancora il freddo sudore che mi colpiva ogni volta che i cataloghi uscivano dalla macchina da stampa, specialmente la “SpeedMaster”, lunga quasi venti metri.

Ma veniamo al marketing di quegli anni. Nelle piccole ma ambiziose aziende del celebre Nordest, il marketing aveva lo scopo primario di dare forma alle idee dell’ufficio commerciale o, più spesso, del titolare dell’azienda. Il marketing non era concepito nel suo senso più ampio; era piuttosto visto come l’espressione estetica delle strategie commerciali di un’azienda. Il lavoro delle agenzie di pubblicità  consisteva nell’interpretare e rappresentare queste idee in vari formati, diffondendole attraverso la pubblicità e utilizzando i diversi mezzi di comunicazione disponibili.

Nel settore B2C, la maggior parte del budget veniva destinata alla televisione commerciale, seguita da giornali e riviste. Nel mondo B2B, invece, le fiere di settore erano fondamentali per l’espansione dei mercati esteri delle aziende manifatturiere. Il resto del budget veniva diviso tra vari supporti, come cataloghi, brochure e mezzi locali.

E i risultati? Nell’insieme, erano buoni. Era difficile sbagliare, ma soprattutto non esistevano strumenti di misurazione efficaci. Era molto complicato capire chi aveva fatto cosa e come.

Dario Scarabello